Decapaggio del ferro

10.02.2019

Il decapaggio è un processo specifico per rimuovere le ossidazioni presenti su manufatti metallici. L'utilizzo di questi prodotti è solitamente destinato a industrie di carpenteria pesante o dove la tradizionale fosfatazione amorfa fallisce.

Come funziona

Il decapaggio acido è un pretrattamento molto aggressivo e viene effettuato solo quando non si ha la possibilità di effettuare la sabbiatura. Ruggine, ossidi e calamina sono difficoltosi da rimuovere chimicamente e spesso si preferisce quindi rimuoverli meccanicamente. Il mercato però offre alternative chimiche, differenziate in base ai metalli da trattare. Per l'acciaio è noto utilizzare acidi come il nitrico, per il ferro è preferibile utilizzare l'acido fosforico non catalizzato, in modo da aggredire le ossidazioni senza convertire eccessivamente la superficie pulita. Possiamo dividere i decapanti per ferro in alcune categorie; quelli a base acida inorganica, quelli a base acida organica e quelli neutri. Gli acidi inorganici sono sicuramente tra i più forti ma rappresentano un pericolo per gli operatori e per l'usura degli impianti, oltre a creare veloci riossidazioni. L'acido inorganico più forte è probabilmente il fluoridrico, seguito poi dal cloridrico, solforico e nitrico, o miscele di questi. Gli acidi organici sono invece più blandi ad aggredire le ossidazioni ma, agendo ad esempio sulle percentuali di utilizzo, riusciamo ad avere ottimi risultati. Tra gli organici più rinomati abbiamo l'acido glicolico, il solfammico, il lattico e il citrico. Vi sono anche acidi "speciali" che si posizionano a metà strada tra un organico e un inorganico, è il caso dell'acido metansolfonico. L'altra categoria è quella dei decapanti neutri. E' una tecnologia valida basata su sequestranti del ferro, tuttavia è complessa da utilizzare per la difficoltà di gestire la concentrazione e l'efficacia nel tempo. Si può quindi impiegare per lavori saltuari o in vasche con frequenti ricambi di prodotto. Necessita inoltre di una percentuale di prodotto molto più elevata rispetto a un normale decapaggio acido.

Esempi formulativi

Abbiamo già parlato delle componenti acide, queste spesso sono in miscela tra di loro per creare un bilanciamento tra forza decapante e inibizione alla riossidazione. A volte si ibridano le tecnologie inorganiche con quelle organiche per aiutarsi in un questo senso, dato che acidi come il glicolico aiutano a rallentare la corrosione al contatto con l'aria. In sinergia agli acidi troviamo ovviamente anche degli importanti additivi, come i sequestranti, gli inibitori di corrosione e gli opportuni tensioattivi. Questi ultimi sono spesso di natura anionica, cationica o derivati dei sali quaternari di ammonio. Molti tensioattivi non ionici risultano spesso poco compatibili con tendenza ad affiorare soprattutto scaldando la soluzione. Per evitare problemi di riossidazione rapida vanno evitati acidi troppo rapidi come il cloridrico o il nitrico, bensì sono ben accetti il fosforico (che già possiede un effetto anticorrosivo) e il solforico. Anche la temperatura gioca un ruolo importante in questo senso, se si riesce a tenerla sotto i 50°C si limitano questi problemi. Ad ogni modo è consigliabile sempre un risciacquo finale leggermente alcalino.

Un esempio classico di decapante per ferro è un formulato concentrato composto da acido fosforico (anche oltre il 50%), butilglicole, cloruro di benzalconio e tensioattivi a scelta in base all'applicazione (spruzzo o immersione). Il cloruro di benzalconio è ottimo per inibire la riossidazione ma causa tantissima schiuma e per questo va ben ponderato.